
Un uomo non “formato” nel campo in cui vuole operare, per quanto possa essere capace, resta un professionista a metà
Ho scritto queste parole pochi giorni dopo essermi laureato. A 49 anni ho cominciato il mio percorso formativo. Cominciato? Sì, perché la Laurea non può essere un traguardo ma una partenza. Alleno da svariati anni e se c’è una cosa che mi piace di questa “passione” è che non si finisce mai di imparare. Sono convinto valga per ogni lavoro, hobby, professione, ecc. Il calcio è prima di tutto uno sport ma tutto ciò che ruota intorno ad esso lo trasforma e trascina in qualcosa di molto più ampio. L’aspetto economico, come ormai tutti sanno, è certamente perno di tutte le attività sportive sia a livello professionistico che dilettantistico. Il calcio è un gioco ma anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco. (Simon Kuper). Il fenomeno sociale viene amplificato dalle ormai collaudate forme di comunicazione, i “social”, che hanno il merito (o meno, a seconda dei punti di vista) di aumentare il Valore Economico (VE) di una società di calcio. Basti pensare che un recente studio ha provato che maggiore è il numero dei follower di una squadra di calcio è maggiore è il VE che essa esprime. Non basta più il risultato sportivo a far accrescere l’appeal di un team. Oggi, attraverso varie iniziative, si deve analizzare il potenziale della crescita di un Club sulla base di fattori legati anche, e talvolta soprattutto, agli investimenti dedicati alla comunicazione verso l’esterno. Non si può parlare più di “attrarre” semplici tifosi ma di coinvolgimento di Shareholder e Stakeholder. Quindi, per tornare a noi, finché limitavo la mia visione del calcio al rettangolo di gioco, seguendo l’approfondimento della tattica, tecnica, scouting, ecc., certamente comprendevo la parte sportiva ma non quella legata alla crescita economica del club. Qualcuno probabilmente si starà dicendo che è giusto così: cosa può interessare ad un allenatore il management di una squadra? Oggi so’ che non è importante: è fondamentale! Comprendere i meccanismi che regolano la crescita di un club, la società che ti fornisce gli strumenti per permetterti di svolgere al meglio il tuo lavoro di tecnico, è preziosissimo. Questo direi che vale non solo nel modo del professionismo ma anche nel dilettantismo. Nelle dovute proporzioni, infatti, ogni aspetto ha il suo peso ai fini del risultato, tecnico-manageriale… e viceversa. Quindi due aspetti inscindibili. Certamente è un argomento che richiede un’ampia possibilità di discussione, che poco si sposa con un pensiero riassumibile nelle poche righe di questo Blog. Basta però a suscitare uno scambio di vedute ed un confronto tra chi reputa il calcio uno sport che deve essere sempre analizzato esclusivamente dal punto di vista tecnico e non manageriale e chi invece reputa questi aspetti indivisibili anche per il raggiungimento dei successi sportivi. Banalmente i media offrono una visione della “forza dei club” in base alle risorse economiche disponibili. Mi pare molto riduttivo e anche nel nostro campionato di Serie A se n’è avuta più volte la prova. Tornando sull’opportunità di essere consapevoli del quadro completo di un club, da parte (ad esempio) di un allenatore, ritengo che questo potrebbe valere per moltissime altre professioni. Non a caso, oggi, un primario del reparto di un ospedale deve avere conoscenze anche del management della struttura che dirige. Potrei citare altri esempi ma quello che mi preme evidenziare è che, a mio avviso, la conoscenza e lo studio devono essere pane quotidiano per la crescita di un tecnico, allenatore, ecc., di una società di calcio. Studiare per evolvere, conoscere per comprendere e ampliare i propri orizzonti è il motore di ogni buon percorso. Ecco perché ritengo che “Un uomo non formato nel campo in cui vuole operare, per quanto possa essere capace, resta un professionista a metà”.